Amare il nemico

13 marzo 2022

di ELIZABETH GREEN


Che cosa abbiamo scoperto fin ora?  Che il volere sopraffare l’altro, dominandolo con la violenza è endemico all’umanità e se non è fermato cresce in modo esponenziale. Ma abbiamo anche visto che esistono dei momenti, delle possibilità date da Dio, per fermare, interrompere, porre fine a tale traiettoria di morte. Gesù non poteva che inserirsi in questa seconda alternativa.


Genesi 4,1-16

1 Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l’aiuto del SIGNORE». 2 Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra.
3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»
8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise.
9 Il SIGNORE disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?» Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» 10 Il SIGNORE disse: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. 11 Ora tu sarai maledetto, scacciato lontano dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12 Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra». 13 Caino disse al SIGNORE: «Il mio castigo è troppo grande perché io possa sopportarlo. 14 Tu oggi mi scacci da questo suolo e io sarò nascosto lontano dalla tua presenza, sarò vagabondo e fuggiasco per la terra, così chiunque mi troverà, mi ucciderà». 15 Ma il SIGNORE gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte più di lui». Il SIGNORE mise un segno su Caino, perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse.
16 Caino si allontanò dalla presenza del SIGNORE e si stabilì nel paese di Nod, a oriente di Eden.

Matteo 5,38-45

38 «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. 39 Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; 40 e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. 41 Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. 42 Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle.
43 Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti


            Le prime pagine della Bibbia raccontano la visione che il popolo d’Israele aveva del mondo. È come se dicesse, “questo è il mondo nel quale s’inserisce la nostra storia”. Tuttavia, quei racconti antichi, della creazione, della cacciata dal giardino, del diluvio, della torre di Babele vanno ben oltre Israele o la scuola domenicale. Sono entrati attraverso l’arte e la letteratura a fare parte del patrimonio culturale dell’Occidente.

            In ultima analisi ci fanno capire esattamente ciò che stiamo vedendo in questi giorni, ovvero che il mondo è caratterizzato dalla violenza e che la violenza tende a crescere inesorabilmente in modo esponenziale. Tant’è che già al capitolo 6 leggiamo che “la terra era piena di violenza”. E poiché la causa è “degli uomini”, Dio decide di distruggerli “Nei miei decreti la fine di ogni essere vivente è giunta…io li distruggerò”. Con estrema lucidità, dunque, i primi capitoli della Genesi raccontano una traiettoria che porta dall’ordine al caos, dalla vita alla morte.

            Eppure, lungo questa traiettoria che pare così inevitabile, una cosa portando all’altra, ci sono dei momenti in cui il processo può essere interrotto o fermato, momenti che appaiono come possibilità date da Dio. Vediamole velocemente. La prima, e forse la più pregnante, si trova proprio nella storia di Caino e Abele. Anche se non comprendiamo bene il motivo (e ci sarebbe molto nell’attuale conflitto che non riusciamo a comprendere), Caino ce l’ha a morte con suo fratello Abele. Non medita niente di buono nei suoi confronti, è molto irritato e abbattuto. Eppure, il testo dice chiaramente che non è obbligato a passare dal pensiero all’azione, non è obbligato a mettere in pratica il suo pensiero, “Se agisci bene non rialzerai il volto? – dice Dio – Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te, ma tu dominalo”. Per la prima volta nella Bibbia appare la parola peccato. È un momento cruciale, Caino potrebbe non compiere ciò che ha in mente da fare, come Putin avrebbe potuto non invadere l’Ucraina, come l’Europa sarebbe potuto non inviare armi a un paese in guerra e via dicendo.

            Ciò che i media fanno apparire come una scelta inevitabile, secondo le scritture, non lo è affatto. Anzi, vediamo che l’azione di Caino non ha a che vedere tanto con Abele quanto con sé stesso e la sua incapacità di dominare il peccato che lo vorrebbe come preda. Così, “trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello e lo uccise.” Il dado è tratto.

            Ora che cosa accade? “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra – dice il Signore – tu sarai maledetto… tu sarai vagabondo e fuggiasco”. Caino comprende molto bene ciò che significa. “Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò vagabondo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere”. Senza la protezione del Signore, privato dall’ospitalità della terra Caino vede chiaramente che sarà mercé degli uomini che lo uccideranno, come lui aveva ucciso Abele. Così interviene il Signore, mettendo un segno su Caino, perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse.

            Il segno che Dio pone su Caino costituisce un’altra possibilità di interrompere la spirale di violenza che si prospetta se qualcuno dovesse ucciderlo “chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte più di lui”.  Ma se Caino non viene ucciso la spirale di violenza si interromperà. E di fatto così accade finché arriviamo alla sesta generazione quando Lamec vanta di aver ucciso “un uomo perché mi ha ferito e un giovane perché mi ha contuso” e alza la posta in gioco. “Se Caino sarà vendicato sette volte -dice- Lamec lo sarà settantasette volte”. Con ciò la vendetta si iscrive nella trama della storia e ad aver il sopravvento è la malvagità. Al capitolo successivo leggiamo “Il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra…Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti». 

            Secondo il tempo preistorico e mitologico di questi capitoli, dopo mille seicento e cinquanta anni la violenza umana è al culmine. Ormai niente può salvare un mondo destinato allo sterminio. Eppure, non è la fine della storia. Anzi, potremmo dire che solo ora la storia, come la conosciamo, può aver inizio. E siamo arrivati alla terza possibilità. Noè discendente di Lamec e quindi di Caino “trovò grazia agli occhi del Signore. Era un uomo giusto, integro ai suoi tempi, camminò con Dio”. Ecco, in mezzo a questa storia triste di morte annunciata c’è un uomo giusto e integro per mezzo del quale Dio salverà la sua opera e stringerà un’alleanza. Ed è questo patto, riportato al capitolo 9 della Genesi che permette la storia del mondo nella quale Israele poi si inserisce, di andare avanti. Mettendo il suo arco tra le nuvole, Dio dice “io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente. Finché la terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai».

            Così le bandiere della pace che vediamo sventolare in questi giorni ci riportano proprio a questo momento, alla possibilità di pace che Dio dà e continua a dare all’umanità. Da una parte, quindi, la promessa che Dio fa con Noè e con tutte le generazioni future è la premessa della storia, nella quale viviamo, dall’altra, ci rimanda al tempo mitologico e alla storia che è stata appena raccontata. In altre parole, ci rimanda al conflitto tra i fratelli che nella Bibbia si chiamano Caino e Abele ma che lungo la storia hanno avuto altri nomi e oggi sembra che si chiamino Russia e Ucraina, Biden e Putin.

            Che cosa abbiamo scoperto fin ora?  Che il volere sopraffare l’altro, dominandolo con la violenza è endemico all’umanità e se non è fermato cresce in modo esponenziale. Ma abbiamo anche visto che esistono dei momenti, delle possibilità date da Dio, per fermare, interrompere, porre fine a tale traiettoria di morte. Gesù non poteva che inserire in questa seconda alternativa.

            Infatti, come sapete, Gesù viveva in un momento storico intriso di conflitto, rivalità, intrighi. La pace romana che ormai si era estesa alla Palestina era una pace che dipendeva dalla minaccia della forza, minaccia che si materializzava in rappresaglie crudeli, conflitti armati, guerra. I romani erano padroni crudeli e i governatori e i re locali mostravano la stessa intransigenza e ferocia.

            In questa atmosfera di violenza latente, dove le crocifissioni erano all’ordine del giorno, dove la minaccia di guerra era più che reale, Gesù pronuncia le seguenti parole «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”.  Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.  Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due.”

            Vediamo subito che siamo davanti a tutt’altro ordine di idee. Non si tratta di vendicarsi settanta volte sette né sette volte sette e nemmeno “Occhio per occhio e dente per dente” che era il compromesso al quale l’antico Israele era arrivato. No! Le azioni che vengono nominate sono quelle che i soldati romani pretendevano giorno dopo giorno dalla popolazione della Palestina. Cosa dovevano fare?  Disinnescare dall’inizio la bomba, interrompere la violenza, accedendo alle richieste che vengono loro rivolte. Vuoi che ti porti questo o quell’altro un miglio, bene te lo porto persino due. Hai bisogno del mio cappotto, toh, ti do anche la giacca.  È una strategia volta a limitare al massimo i danni, anzi letteralmente a disarmare colui che ci vorrebbe sopraffare.

            Non stiamo facendo lezioni di politica ma bisogna ammettere che la strategia di Gesù è davvero disarmante.  Perché il suo scopo, come si vede chiaramente, non è di alzare il livello del conflitto al massimo ma di abbassarlo al minimo, anzi di eliminarlo del tutto. Gesù ci fa intravedere un modo di comportarci così diverso che è destinato ad eliminare sul nascere il conflitto, la sopraffazione, la violenza.

            Su che cos’è basato un tale agire? Su qualcosa quasi impossibile di immaginare “Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” Abele, che la gelosia e la rivalità di Caino avevano convertito in nemico, non andava odiato ma amato come il fratello che in realtà era.    

            Perché la prospettiva di Gesù è così radicale? Perché la consideriamo impossibile da praticare? Perché mina alla radice la categoria stessa del nemico, mina alla base l’idea stessa dell’offesa, mina alla base l’idea di colpa. Infatti, per decidere da che parte stare, per poter schierarsi, che cosa facciamo, ci chiediamo ma di chi è la colpa? È di Putin che ha invaso l’Ucraina? E degli americani che da un po’ di tempo da questa parte interferiscono negli affari interni dell’Ucraina? E dell’Europa che non ha fatto questo o quell’altro? E poiché non lo sappiamo ce lo dicono i media, i giornali, la televisione, internet che sono tutti intenti a costruire il nemico. L’amore per il nemico che Gesù insegna ha un unico scopo, fare che il nemico come nemico non esista più, restituire al nemico la categoria dell’amicizia, riconoscerlo per quello che è un fratello.

            In questi ultime settimane assistiamo attoniti a una escalation di violenza e di morte. Davanti ai nostri occhi si svolge uno spettacolo che abbiamo visto fin troppe volte nella storia. Una guerra che viene raccontata secondo i canoni del genere, nella quale ognuno fa la propria parte. E noi?    

            Noi leggiamo le scritture, testimonianza di un popolo antico che conosce molto bene la realtà della guerra, compendio di saggezza sviluppato lungo i secoli al quale attingere. Lo facciamo in modo che illuminino non una realtà antica ma la nostra, lo facciamo per aver una prospettiva diversa da quella che i media propagano, lo facciamo per poter pensare e vivere con la propria testa e non con la testa altrui. Che cosa dicono?

            Dicono che da quando Caino ha ammazzato Abele, l’umano, cercando di risolvere i suoi conflitti con la violenza e la morte, non ha fatto altro che scatenare altra violenza, morte e distruzione. Ma dicono anche qualcos’altro, ovvero che tutto ciò non è inevitabile. Che esistono lungo una traiettoria che porta a una violenza sempre maggiore, dei momenti in cui la si può fermare, riflettere e dominare il peccato che ci spia. Non dominare l’altro ma dominare noi stessi.

            Gesù si colloca in questo filone radicalizzandolo al massimo. Non chiedendoti semplicemente di desistere dal male ma di attivare il bene nei confronti di chi ci vuole male.  Non aumentando il livello di conflitto ma abbassandolo. Anzi, di più, sottraendoci alla logica sulla quale ogni conflitto è costruito, quello del nemico. Facendo sì che non vediamo l’altro, non importa quale sia il suo nome, come nemico ma riconoscendolo per quello che è, un amico, fratello da amare. Mi sembra che nella situazione in cui viviamo, questo sia qualcosa che ognuno e ognuna di noi può fare, con le sue azioni, le sue parole e le sue preghiere. È la possibilità che Dio ci indica per arginare la violenza insita nella storia umana.


Elizabeth Green

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