Cagliari e Sulcis Iglesiente
Donne afghane
15 Naomi disse a Rut: «Ecco, tua cognata se n’è tornata al suo popolo e ai suoi dèi; torna indietro anche tu, come tua cognata!» 16 Ma Rut rispose: «Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch’io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio; 17 dove morirai tu, morirò anch’io, e là sarò sepolta. Il SIGNORE mi tratti con il massimo rigore, se altra cosa che la morte mi separerà da te!» 18 Quando Naomi la vide fermamente decisa ad andare con lei, non gliene parlò più.
19 Così fecero il viaggio assieme fino al loro arrivo a Betlemme. E quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu commossa per loro. Le donne dicevano: «È proprio Naomi?» 20 E lei rispondeva: «Non mi chiamate Naomi; chiamatemi Mara, poiché l’Onnipotente m’ha riempita d’amarezza. 21 Io partii nell’abbondanza, e il SIGNORE mi riconduce spoglia di tutto. Perché chiamarmi Naomi, quando il SIGNORE ha testimoniato contro di me, e l’Onnipotente m’ha resa infelice?»
22 Così Naomi se ne tornò con Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle campagne di Moab. Esse giunsero a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.
Rut 1, 15-25
Qualche giorno fa la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia ha firmato, insieme ad altre istanze del mondo laico, evangelico e cattolico un accordo per istituire dei corridoi umanitari tra l’Italia e l’Afghanistan. Alcuni profughe, donne e bambini sono già arrivate nel nostro paese ma nel giro di due anni verranno accolte su per giù duemila persone alcune delle quali saranno ospitate presso strutture delle chiese battiste in Italia.
Accogliere lo straniero o la straniera significa semplicemente fare ciò che, secondo la parabola delle pecore e dei capri, il Signore si aspetta da noi, “Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste”. E una cosa è certa, da quando i Talebani hanno preso il potere, l’Afghanistan non è un paese per donne. Anzi, se andate su Internet e leggete ciò che è vietato alle donne, si capisce che sono condannate a una vita di schiavitù e a una morte lenta. Non possono uscire di casa senza essere accompagnate da un parente stretto maschile, non possono lavorare fuori casa, l’istruzione secondaria è vietata loro e persino le finestre delle case devono essere verniciate caso mai si vedesse muoversi una donna all’interno della casa. Musica e film sono vietati per tutti
Molte persone vorrebbero lasciare il paese, come accade anche in altri paesi del mondo oppure, sebbene in circostanze diverse, anche nel nostro stesso paese. La Bibbia è piena di storie di gente che si sposta o è in fuga. Persino la famiglia di Gesù fu costretta a scappare dal re che voleva uccidere il bambino e fuggire in Egitto. La stessa storia di Israele inizia con Abramo e Sara che si mettono in marcia e se ne vanno dal proprio paese, lasciando la propria famiglia d’origine verso una destinazione ignota.
Ma oggi, pensando proprio all’Afghanistan, vorrei ricordare la straordinaria storia di due donne sole, che si trovano nella terra di Moab anche esse senza quel parente maschio che garantisca per loro. E’ una storia di miseria e di tristezza, tant’è che Naomi la donna più anziana (ma poteva aver una quarantina di anni), quando rientra in Israele dice a una città commossa a vederla ridotta così: “Non mi chiamate Naomi chiamatemi Mara, poiché l’Onnipotente mi ha riempito di amarezza”
La storia, infatti, inizia con Naomi in fuga da Betlemme per il motivo che tuttora spinge migliaia di persone a fuggire dal proprio paese, la carestia. Avendo sentito che nelle campagne di Moab si stava meglio, la donna era partita con suo marito e i due figli maschi. Ma questi – marito e figli- tutti morirono e “la donna restò priva dei suoi due figli e del marito”. Sola in terra straniera con le sue due nuore Naomi sente che ora nel suo paese di origine, a Betlemme, c’è pane da mangiare. Naomi decide di ripartire. Una delle sue due nuore resterà in Moab mentre l’altra, Rut, decide di accompagnarla. Se Naomi è profuga nella terra straniera di Moab, Rut sarà straniera nella città natale di Naomi. È una storia piena di pathos, due donne sole, affamate, in cerca non di un futuro migliore ma semplicemente di un futuro. “Così fecero il viaggio insieme fino al loro arrivo a Betlemme. E quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu commossa per loro”
Quando vediamo le donne sui barconi che arrivano sulle nostre spiagge, ci commuoviamo per loro? Quando vediamo i profughi nella nave dei Balcani, ci commuoviamo per loro? Quando pensiamo alle donne che dall’Afghanistan si sono recate in Pakistan cercando di scappare, ci commuoviamo? “Io partii nell’abbondanza e il Signore mi riconduce spoglia di tutto” dice Naomi. Davanti all’assoluta deprivazione e desolazione delle due donne stanche, affamate, sole, non ci sono parole. Infatti, il comitato d’accoglienza femminile di Betlemme non risponde a questo grido di una che era emigrata e ora torna a mani vuote. Le donne che prima hanno parlato “E’ proprio Naomi?” ora stanno zitte.
Loro stanno zitte ma la storia continua, “Così Naomi se ne tornò con Rut, la Moabita, sua nuora, venuta dalle campagne di Moab”. E poi leggiamo “Essi giunsero a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo”. Non è una frase buttata lì per caso. È una informazione di fondamentale importanza. Dopotutto Naomi era emigrata in ricerca di cibo ed è tornata in patria per lo stesso motivo. Che stiano mietendo l’orzo è una buona notizia. Significa non solo che ci sarà pane, ma grazie alle leggi che obbligavano i proprietari dei campi a non mietere tutta la raccolta ma a lasciarne una parte per i poveri, lei e Rut finalmente avranno di che mangiare.
E poiché nei campi all’epoca della mietitura succedono, come si sa, tante cose allora forse Rut riuscirà a trovare marito cosa fondamentale allora in Israele come in Afghanistan ora, per garantire la sopravvivenza. Non seguiamo tutta la storia di queste due donne, se non per dire che troveranno quell’uomo che si chiama Boaz persona retta che agisce secondo le antiche leggi. Così anche le chiese e organizzazioni che hanno firmato l’accordo col governo hanno saputo far valere le leggi odierne per poter accogliere i profughi in fuga dall’Afghanista
Dal silenzio delle donne di Betlemme all’inizio della storia, allora, passiamo subito alle parole che rivolgono a Naomi alla fine: “Benedetto il Signore! Il quale non ha permesso che oggi ti mancasse uno con il diritto di riscatto! Il suo nome sia celebrato in Israele. Egli consolerà l’anima tua e sarà il sostegno della tua vecchiaia”. Le parole permettono una doppia interpretazione, perché la parola tradotto “uno con il diritto di riscatto” è go’el, redentore. Ma chi ha riscattato la sorte di queste due donne? Boaz, il marito di Rut o il Signore stesso? Oppure il Signore ha operato per mezzo di Boaz per dare a Rut e Naomi un futuro?
Sia come sia, non possiamo che sperare e pregare che, come il Signore ha capovolto la sorte di queste donne che stringendosi l’una all’altra sono fuggite dal proprio paese, Egli capovolga la sorte di coloro che oggigiorno sono costretti dalla fame o da governi tiranni di emigrare. Poiché ciò accada Dio ha bisogno di persone che diano da mangiare a chi ha fame, da bere a chi a sete e accolgano lo straniero perché – dice Gesù – “quanto avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli o minime sorelle, l’avete fatto a me” Amen.
Elizabeth E. Green