Cagliari e Sulcis Iglesiente


Di seguito riportiamo:
- la sintesi del documento preparato dal CE dell’UCEBI per la discussione delle chiese (pdf)
- La discussione dei temi del documento, avvenuta a Cagliari, Eben Ezer, il 12 giugno 2021
“Il compito dell’UCEBI” – incontro a Eben Ezer 12/6/21
A partire dal documento del CE Ucebi proposto alla discussione delle chiese, è stato organizzato un incontro nei locali all’aperto della casa Eben Ezer.
Dopo una introduzione della pastora, è stata letta una scheda estratta dal testo del prof. Massimo Rubboli I battisti1.
1 (Massimo Rubboli, I battisti – un profilo storico-teologico dalle origini a oggi, Claudiana, Milano, 2011)
La scheda
Una sintesi dell’identità battista
Il teologo Walter B. Shurden ha proposto una sintesi dell’identità battista basandosi sull’analisi dei sermoni e dei discorsi tenuti alle assemblee della BWA (Baptist World Alliance) dal 1905 al 1980.
Libertà biblica
È l’affermazione battista storica che la Bibbia, sotto la Signoria di Cristo, occupa un posto centrale nella vita del singolo credente e della chiesa e che i cristiani, con i migliori strumenti di indagine, sono sia liberi sia obbligati a studiare e a obbedire alle scritture.
Libertà dell’anima
È l’affermazione battista storica del diritto inalienabile e della responsabilità di ogni persona di rapportarsi a Dio senza l’imposizione di un credo, l’interferenza di un clero o l’intervento di un potere politico. Secondo il teologo Edgar Y. Mullins “è la capacità dell’uomo, una volta liberato dal potere del peccato, di avvicinarsi direttamente a Dio”.
Libertà della chiesa
È l’affermazione battista storica che le chiese locali sono libere, sotto la Signoria di Cristo, di determinare la loro composizione e leadership, di organizzare il loro culto e il loro lavoro, di ordinare coloro, uomini e donne, che mostrano di avere il dono del ministero pastorale, e di partecipare al più ampio corpo di Cristo, della cui unità e missione i battisti fanno parte.
Un estratto dal documento approvato nel 1989 dalla BWA (Baptist World Alliance) sull’identità battista. Cos’è la Chiesa?
I battisti, a differenza di molti altri, non definiscono la chiesa in termini di strutture di ministero o tramite la celebrazione di riti. Piuttosto, credono che la chiesa si crei quando degli individui giungono a confidare in Dio e a confessare Cristo come Signore e Salvatore (le condizioni scritturali per il battesimo). Una chiesa costituita da credenti che stringono un patto insieme nella confessione comune del nome di Gesù. Una chiesa che pratica il battesimo come testimonianza degli adulti.
Una chiesa locale formata in questo modo rappresenta la chiesa in quel posto; è pienamente chiesa, non un ramo di una istituzione nazionale o sovranazionale. Sotto la Signoria di Cristo e davanti alle scritture, ha la capacità di autogovernarsi per mezzo di assemblee di chiesa, di stabilire la propria missione nel suo territorio e di eleggere i propri responsabili (pastore/i, diacone/i, altre/i). Queste persone serviranno gli interessi della chiesa ed eseguiranno la sua volontà nelle questioni pastorali, educative e pratiche, ma in una chiesa battista la prima autorità per ogni decisione deve essere presa nell’assemblea di tutta la chiesa.
Le chiese battiste rifiutano ogni interferenza dello Stato nella loro attività. Ogni chiesa locale è libera, anzi vincolata dagli interessi del Vangelo, a stabilire patti con altri cristiani, a livello sia locale che nazionale. Nella vita battista, i rapporti si sono espressi tradizionalmente in associazioni, convenzioni e unioni (come la nostra UCEBI in Italia) a sostegno di attività missionaria.
Successivamente, lette tre domande introduttive alla discussione si è aperta la riflessione dei partecipanti. Le tre domande
- L’UCEBI difronte ai cambiamenti della società contemporanea globalizzata. Negli ultimi anni il volto del nostro paese, delle chiese e dell’Unione Battista sta cambiando (soprattutto grazie ai flussi migratori e all’adesione di nuove chiese che non hanno una storia comune alla nostra). La pandemia ha sottolineato la natura globalizzata del mondo e ha anche acuito le ingiustizie di natura economica, sociale e altro. Quale compito affideremmo all’Ucebi in questo momento storico? Che cosa ci aspettiamo da questa Unione di cui facciamo parte e come possiamo contribuire attivamente al suo rinnovamento?
- L’UCEBI, un contenitore di diverse posizioni etiche e teologiche. Nel documento proposto alle chiese, il CE dell’UCEBI prospetta come compito dell’Unione quello di accogliere al suo interno, come un contenitore, le diverse posizioni teologiche ed etiche dovute non solo alla natura ormai eterogenea dell’Ucebi, ma anche alla tradizione battista di “libertà dell’anima”. Cosa pensiamo di questa proposta? Quali sono i suoi pregi e i suoi eventuali difetti? Opportunità? Rischi?
- Una nuova idea di Chiesa? Non solo l’Unione si interroga, ma anche la nostra chiesa di Cagliari si è interrogata (attraverso il questionario) sulle sue pratiche. La pandemia ci ha costretto ad attivare e sperimentare nuove forme di comunione cristiana attraverso le nuove tecnologie. Qualcosa avremo perso, qualcosa guadagnato. A nostro avviso, si sta producendo una nuova visione della chiesa diversa da quella che il Battismo intende? Quali elementi ci sembrano innovativi e positivi, quali altri più problematici?
La discussione
La discussione che ne è scaturita può essere sintetizzata come segue.
Quale relazione con le chiese di stranieri?
Sul tema della relazione con le chiese composte da non italiani, è stata ricordata la difficoltà di relazione degli scorsi anni. Cosa è cambiato, oggi?
Il rapporto con i fratelli e le sorelle straniere deve essere improntato fin da subito alla chiarezza e alla franchezza delle opinioni e delle posizioni teologiche ed etiche. Non ci deve essere una sorta di benevolenza non richiesta. Chi viene da fuori ha bisogno di capire dove è arrivato per potersi integrare. C’è sempre un problema di comunicazione il razzismo viene imparato qui.
Viene posta una domanda: il tema dell’integrazione di stranieri nelle nostre chiese battiste è una questione nazionale?
Nelle chiese del Sud-Italia si verificano le stesse problematiche? Nel nostro caso di Cagliari, la presenza di stranieri di molte nazionalità differenti non ha mai creato disagi.
Le difficoltà, presumibilmente, si verificano quando sono presenti intere comunità che fanno vita a sé, mantenendo le medesime tradizioni delle realtà di provenienza. In che modo si può costruire una relazione positiva? Bisogna guardare con attenzione alle esperienze già vissute del progetto “Essere chiesa insieme”.
La questione dei giovani
Dove si parla, nel documento del CE Ucebi, di giovani? Non c’è nessun riferimento? Verso i bambini e le bambine? Neppure. Se l’Ucebi non investe in “maniera forte” su giovani e piccoli non sta funzionando bene. Dove sono i giovani? Perché non frequentano la chiesa? C’è anche un problema di educazione alla fede, e anche il concetto di libertà è molto diverso per la generazione precedente. La situazione è molto complessa e la pandemia ha aumentato i problemi. Dove sono i giovani? Cosa si può fare per interessarli alle attività della chiesa, alla discussione, ai topic del momento? Anche per i bambini c’è il problema che in chiesa vanno attrezzati dei locali per l’accoglienza (come un tempo) dove poterli riunire durante il culto, così che i genitori possano parteciparvi.
Si può dire che se le chiese fossero significative sarebbero interessanti. Presumibilmente non lo sono. In Italia, peggio in Sardegna, c’è un crollo verticale della natalità e le ragazze intervistate prima del vaccino, alla domanda “Sei in stato di gravidanza?” rispondono stupite ed escludono categoricamente di essere disposte a “fare figli”.
L’argomento “giovani” deve essere discusso molto seriamente da tutta la comunità insieme.
La distanza e la cura tra le chiese
Il tema, legato al modesto numero di chiese battiste nel territorio nazionale e alla crisi pandemica che ha impedito le relazioni in presenza, è molto serio.
Per la nostra chiesa, spesso, è stata l’iniziativa personale a sopperire alla distanza geografica e la partecipazione ai centri estivi, oggi assenti. I dipartimenti dell’Unione dovrebbero lavorare per la cura delle comunità locali in automatico e avere risorse importanti. Forse si potrebbe chiedere di attivare un dipartimento specifico per il sostegno alle iniziative locali.
Dovrebbero essere creati dei gemellaggi tra chiese per favorire la conoscenza reciproca di ciò che si realizza in sede locale. C’è bisogno di una cura specifica per le chiese lontane, le chiese periferiche, e bisogna investire in risorse economiche e umane (cfr. “Il Testimonio”, organo di collegamento non più esistente). Quanti evangelici leggono Riforma?
Si ricordano le visite al Taylor svolte da sorelle di chiesa giovanissime, negli anni ’60.
I social post pandemia
Si valutano molto positivamente le iniziative intraprese dalla nostra chiesa sul piano dei social media. I temi sono molti e meritano una riflessione più approfondita.
Quali risultati abbiamo ottenuto? Quali nuove problematiche sono emerse?
Oggi siamo presenti contemporaneamente su FB, Whatsapp, sito e con newsletter. Questi strumenti vanno gestiti consapevolmente e con competenze specifiche.
La discussione ha sollevato alcuni temi che possono essere lasciati alla discussione nel convegno della macro area Centro-Sardegna prevista per il 26/6 p.v.
- Richiamare l’UCEBI all’investimento di risorse importanti per la cura di giovani e piccoli;
- Organizzare la cura e il contatto regolare con le comunità lontane e periferiche, investendo risorse umane “formate” e risorse economiche significative per sostenere le iniziative locali e darne rilievo nazionale;
- Chiarire la questione dei rapporti con i fratelli e le sorelle di altra nazionalità per rilevare le esperienze locali e capire il reale impatto sul territorio nazionale;
- Formazione ad hoc per la gestione dei social media