Il senso della resurrezione

17 maggio 2022

di ELIZABETH GREEN


Il forestiero è riuscito a piantare un dubbio nella mente dei discepoli, perciò, quando lui, una volta che sono tutti arrivati a Emmaus, dà segni di proseguire “lo trattennero dicendo “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire”. Ed “egli entrò per rimanere con loro


13 Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi; 14 e parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano. 17 Egli domandò loro: «Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?» Ed essi si fermarono tutti tristi. 18 Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli rispose: «Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?» 19 Egli disse loro: «Quali?» Essi gli risposero: «Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose. 22 È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon’ora al sepolcro, 23 non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne, ma lui non lo hanno visto». 25 Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! 26 Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?» 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano. 28 Quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse proseguire. 29 Essi lo trattennero, dicendo: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire». Ed egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista. 32 Ed essi dissero l’uno all’altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?» 33 E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». 35 Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.

Luca 24, 13-35


Per il bambino piccolo il mondo è tutto da scoprire. E per scoprirlo supera poco a poco le sue paure, quella di allontanarsi dalla madre, per esempio. Pian piano scopre che riesce, gattonando, ad allontanarsi dalla mamma   senza che gli capiti nulla!  Man mano che cresce supererà le sue paure, il primo giorno a scuola, prendere l’autobus da solo e via dicendo. Impara a muoversi liberamente nel mondo. Quante paure abbiamo affrontate e superate!  Tuttavia, man mano che l’età avanza, subentrano altre paure, della malattia, per esempio, di non farcela con la pensione, di rimanere soli o sole.

 La paura paralizza e ci impedisce di agire. La vita di intere categorie di persone viene limitata a causa della paura. I giovani neri negli Stati Uniti, per esempio, stanno molto attenti a dove vanno e a cosa fanno per paura di fare la fine di George Floyd. L’ immagine della sua morte soffocato per mano dei poliziotti funziona come avvertimento. Inculca paura nella popolazione afroamericana. Esattamente come le immagini di donne vittime di violenza, sia nei film e sia nella vita reale servono ad intimidire tutte le donne ponendo loro dei limiti. Perciò Gesù fu crocifisso vicino alla città in modo che la gente lo vedesse e avesse paura di fare una fine simile alla sua. Serviva come monito ad altri.

Anche se ne parliamo di rado, chi non ha delle paure? Ce l’avevano anche i discepoli che sono fuggiti quando Gesù viene arrestato. Ce l’aveva Pietro, perciò dice ai soldati che lui, Gesù, non lo conosce. Così, il primo giorno della settimana i discepoli sono dietro a porte chiuse “per timore dei Giudei”.  Non solo gli uomini, ma anche le donne, quelle che vanno alla tomba presto la mattina hanno paura. Luca dice che “sono tutte impaurite”, Marco che “furono spaventate”. Anzi, dopo l’annuncio dell’angelo “fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore, e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura”.

Nell’episodio che abbiamo letto la paura cede il posto alla delusione. Tre giorni dopo la morte di Gesù la paura dei discepoli è scemata abbastanza per rischiare il viaggio fino ad Emmaus, forse per tornare a casa. Nel tragitto “Parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute”. Non riescono a capacitarsi di come sono andate le cose e quando il forestiero – che si mette a camminare con loro – chiede, “Di che discorrete fra di voi lungo il cammino . . . si fermarono tutti tristi”. Rispondono con una frase che esprime tutta la loro delusione e spiega perché stanno lasciando Gerusalemme: “Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele”. Invece le cose non sono andate come loro speravano. Gesù è morto e i suoi discepoli si stanno disperdendo.

D’altronde, quante volte le cose non sono andate come noi speravamo.  Quante volte abbiamo investito tempo ed energie in progetti, o sogni o cause che poi vanno in fumo? Chi non porta nel proprio bagaglio qualche delusione? “Noi speravamo che…” invece le cose sono andate diversamente; le nostre speranze sono state infrante, abbiamo fallito. Fanno presto le delusioni e i fallimenti a diventare rancori e ad amareggiarci la vita.

         “Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele” ma il profeta potente in opere e parole è stato condannato a morte e crocifisso. E’ vero – dicono i due – per un attimo le donne ci hanno dato qualche speranza; andate da mattina di buon’ora al sepolcro non hanno trovato il suo corpo ma alla fine quella notizia non ha cambiato proprio niente, perché quando alcuni dei discepoli sono andati al sepolcro, lui non lo hanno visto.  La loro grande delusione è stata confermata. Avevano sperato ma invano. La loro speranza si è rivelata illusoria e inutile. “Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele” ma Israele non è stata liberato è lui è morto. Non rimane che lasciare Gerusalemme.

Chi di noi, non si è trovato in una situazione simile? Qualcosa, un partito, un’idea, un progetto, una chiesa, un’amicizia che doveva cambiare tutto e poi non ha cambiato niente? Quante volte ci siamo lasciati ingannare dalle nostre speranze mal poste? Ma in quel momento arriva sul cammino un forestiero che comincia a seminare qualche dubbio “Gesù disse loro: O insensati e lenti a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette. Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?

 Gesù non nega che le cose siano andate come raccontano i due sulla strada di Emmaus ma li invita a guardarle da un’altra prospettiva e a capirle a partire dalle scritture.  Secondo i profeti, e secondo le stesse parole di Gesù (che aveva predetto la sua morte per ben tre volte), le cose sono andate esattamente come dovevano andare. E se le cose sono andate esattamente come dovevano andare, allora la loro speranza non è stata delusa, la liberazione di Israele è avvenuta. Solo che, e questo è il punto: non è avvenuta nel modo in cui i discepoli si aspettavano. Quindi, ciò che non ha funzionato, la causa della loro delusione, è da cercare proprio nelle loro aspettative e speranze. Probabilmente pensavano che Gesù avrebbe guidato qualche tipo di rivolta che portasse a una vittoria militare liberando Israele dal peso di Roma.

Non hanno compreso le scritture “Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?”  E non avendo compreso le scritture non hanno compreso Gesù e la sua missione. Pur avendo davanti agli occhi la prova che il loro sogno non è andato in frantumi, che Gesù ha riportato una vittoria non su Roma, bensì sul dominio del male e della morte, non lo riconoscono! “I loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano”.

         Mi sembra che questo racconto offra un quadro perfetto della condizione umana. Anche noi, come questi due discepoli, siamo sulla via di Emmaus con le nostre paure, le nostre delusioni, le nostre sconfitte. “Noi speravamo che…invece ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose”. Noi speravamo che… Noi ci aspettavamo che… ma niente è andato secondo le nostre aspettative. Abbiamo deciso di lasciare perdere baracca a burattini, Gerusalemme e la sua liberazione, andiamo a casa.

Tuttavia, accanto a noi, accanto al nostro mondo, esiste una prospettiva diversa che capovolge la situazione. Esiste la liberazione sperata, il futuro donato, gli orizzonti aperti.  Ma noi – pur avendo in teoria i mezzi per vederla, non la vediamo. Due realtà l’una accanto all’altra. La paura e la delusione, da una parte, la resurrezione e la speranza, dall’altra. L’una trasformerebbe l’altra se solo riuscisse ad arrivarci. Ma non arriva se rimaniamo ancora al livello della spiegazione, della teoria, della testa. Ci vuole un altro tipo di intelligenza. Bisogna che accada qualcosa.

Il forestiero è riuscito a piantare un dubbio nella mente dei discepoli, perciò, quando lui, una volta che sono tutti arrivati a Emmaus, dà segni di proseguire “lo trattennero dicendo “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire”. Ed “egli entrò per rimanere con loro”. Invitano la resurrezione stessa a varcare la soglia della loro casa e a sedersi con loro a tavola ed è precisamente in quel momento, nella condivisione del pasto, quando Gesù prese il pane e lo spezzò e lo diede loro” che la barriera tra le due realtà, le due diverse prospettive, tra delusione e speranza, tra aspettative e adempimento si scioglie, scompare. “I loro occhi furono aperti e lo riconobbero”.  E riconoscendo che il forestiero non era altro che Gesù, il Gesù morto e risorto, riconoscono che la liberazione è avvenuta, la promessa è stata mantenuta, la speranza non è andata delusa!

 L’intimità della casa, – il pasto condiviso, le azioni familiari del pane spezzato e dato – fa scattare la comunione e una comprensione non a livello di testa (di spiegazione delle scritture) bensì a un livello più profondo che investe e cambia tutta la loro esistenza, lampo di intuizione   che retroproiettano sul cammino “non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentre egli ci parlava per via e ci spiegava le scritture?

Il fatto che Gesù è risorto, è vivo, ed è apparso a loro significa che le cose sono andate come dovevano andare, che tutto prosegue come avevano sperato. Anche la liberazione di Israele. Ora possono rileggere tutto ciò che è successo finora in una luce diversa. Ciò che sembrava inutile ora appare necessario. La delusione dell’oggi è trasformata in speranza per il domani. La paura di agire diventa voglia di fare. Che cosa fanno? “Tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro”. Tornarono a Gerusalemme da dove la liberazione di Israele era partita e da dove l’avrebbero portata avanti. Rifanno la strada. Si rimettono in pista. Riprendono la storia dove la croce l’aveva interrotta. Liberati dalla propria delusione e senso di sconfitta, si muovono di nuovo nel mondo mettendosi in gioco.

Questo, sorelle e fratelli è il senso della resurrezione. Questo è il messaggio della Pasqua. La potenza della resurrezione che vince la paura e trasforma le nostre delusioni, è accanto a noi. Il Cristo risorto, cammina nel mondo insieme a noi, parla con noi, si ferma con noi, mangia con noi. Vuole farsi conoscere. Vuole farsi comprendere. Quasi sempre non percepiamo la sua presenza, i nostri occhi sono impediti a tal punto che non lo riconosciamo. Li teniamo ben chiusi per rimanere attaccati alle nostre delusioni, fallimenti, depressioni, rancori e paure. Rimaniamo paralizzati da coloro che offrono immagini di un futuro oscuro.  Eppure, questo episodio offre alle nostre paure e delusioni un’altra prospettiva. La prospettiva della resurrezione che ci permette di vincere le nostre paure e di muoverci liberamente nel mondo, messaggeri di colui che è venuto “per annunciare la liberazione ai prigionieri, ai ciechi i ricupero della vista a rimettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno accettevole del Signore”, esattamente come diceva il profeta. Amen


Elizabeth Green

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Un commento

  1. Una speranza che diventa fede, certezza di cose che non si vedono, e’ con il cuore che si crede per ottenere giustizia , camminando sapendo che la promessa di Dio si e’ adempiuta , e quell’Io sarò’ con voi sempre fino alla fine dei tempi, di Gesù’ Cristo, ci accompagna ed asciuga le nostre lacrime….davanti ad ogni paura.

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