7 Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, 8 ti ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, vi avrei aggiunto anche dell’altro. 9 Perché dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l’Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon. 10 Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria, l’Ittita”. 11 Così dice il SIGNORE: “Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure dall’interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole; 12 poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole”».
13 Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE». Natan rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai. 14 Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del SIGNORE ampia occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa sua.

Quando ci presentiamo a noi stessi o agli altri facciamo di tutte le nostre vicissitudini una storia più o meno coerente. Così facendo, siamo soliti  omettere i lati meno avvincenti della nostra personalità. Ricordiamo i nostri i successi, un esame superato, un matrimonio riuscito, la nascita di un figlio o una figlia, un lavoro trovato, la nuova casa, un premio vinto ma glissiamo sui nostri fallimenti, sui nostri errori. D’altronde, anche le nazioni, l’Italia, la Francia si raccontano a partire delle loro vittorie e momenti di grandezza. Non, però, l’antico Israele. Israele costruisce la propria storia come una storia di fallimenti e di sconfitte. In altre parole, quando Israele si presenta, non mette in evidenza i suoi momenti alti, i suoi traguardi ma il contrario, i momenti bassi, le sue sconfitte. Il salmo 106 ne è un esempio perfetto, è una litania della propria infedeltà. Elenca tutte le volte che nonostante la bontà di Dio, Israele gli fu infedele, facendo il contrario di ciò che Dio voleva. Molte volte li liberò, ma essi ostinavano a ribellarsi e si
rovinavano per la loro iniquità. La storia del re Davide è emblematica in questo senso. Davide, scelto da Dio come successore al re Saul compie una scalata strepitosa al trono e viene riconosciuto re di tutto Israele come il Signore aveva detto Tu sarai il principe d’Israele. E’ un grande trionfo, l’arca – simbolo di tutta la storia di Israele fino a quel momento – viene trasportata a Gerusalemme dove Davide vorrebbe costruire una casa al Signore. Eppure non sarà lui a costruire la casa ma Dio costruirà una casa a Davide: la tua casa e il tuo regno saranno sempre saldi per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre. Da ora in avanti sembra che la vita del re e del suo popolo non possa che andare da bene in meglio.

Pochi capitoli dopo, invece, vediamo come Davide sta per mandare tutto a monte attraverso un terribile peccato. Invece di glissare sullo sbaglio da lui commesso, la storia biblica lo sviscera ben bene. Anzi scopriamo che il peccato di Davide determina tutto lo svolgersi successivo del racconto.
Che cosa ha fatto? La storia è nota, invece di andare in guerra con le sue truppe, Davide rimane a casa e dalla terrazza di casa sua vede una bellissima donna. E’ Bat-Sceba figlia di Eliam, moglie di Uria. La manda a chiamare e, poiché da cosa nasce cosa, Bat Sceba rimane in stato di attesa.
Davide non riuscendo ad addossare la gravidanza al marito perché costui è in guerra, lo fa uccidere in battaglia e poi, dopo un certo tempo, prende per
sé la donna. Non ci vuole molto per capire che Davide si è macchiato di adulterio e di assassinio. Tuttavia se leggiamo la storia con attenzione scopriamo che Davide non infrange solo due dei comandamenti ma tutti i comandamenti che regolano il rapporto col prossimo.
In altre parole, Davide è trascinato in un vortice di peccato a partire dalla concupiscienza che lo porta a rubare, a commettere adulterio, a dire il falso e a uccidere Uria. La dinamica stessa del peccato s’impadronisce di Davide. Non c’è niente di cui andare fieri in questa storia. Anzi sarebbe proprio una storia da dimenticare, se il testo biblico non la mettesse al centro della vita di Davide!
Nel brano che abbiamo letto il profeta Natan mette Davide davanti all’enormità di ciò che ha fatto: tu hai fatto uccidere Uria, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada. Davide ha agito, pur sapendo di sbagliare Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi?
Infatti, quando Davide si rende conto della gravità della sua azione dice Ho peccato contro il Signore. E nel salmo che poi scrive (salmo 51) dichiara Ho peccato contro te, contro te solo. Ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi. Sono parole che alle nostre orecchie suonano strane. Come può dire che ha peccato solo contro Dio? Non ha peccato forse contro Bat Sceba e il suo marito? Non ha coinvolto altri nei suoi progetti omicidi? Perché Davide dice ho peccato contro te, contro te solo?

Per un semplice fatto, quando facciamo dei torti nei confronti di altre persone, quando spezziamo e distruggiamo le relazioni gli uni con gli altri, spezziamo la relazione con Dio. Il decalogo, vi ricordate, è un’unità, i primi comandamenti che riguardano Dio conducono a quelli che riguardano i rapporti umani. La fedeltà a Dio si esprime essendo fedeli e corretti gli uni con gli altri. L’allontanarsi da Dio ci porta ad allontanarci dagli altre persone.
L’uccidere, il dire il falso, il rubare, il commettere adulterio, il desiderare ciò
che non ci appartiene mettono in scacco i rapporti umani.
Davide, dunque ha permesso che il peccato avesse la meglio su di lui. Io to ho unto re d’Israele – dice il Signore – e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda, e se questo era troppo poco, vi avrei aggiunto dell’altro. Queste parole aggiungono una dimensione ulteriore al gesto di Davide. Poiché Dio  avrebbe aggiunto dell’altro, il prendersi in mano il proprio destino viene considerato una mancanza di fiducia nel Dio che lo aveva fatto diventare ciò che era.
Così facendo il re ha messo in moto una serie di eventi che porteranno al suo declino. Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, – dice Natan – perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria l’Ittita. Io farò venire addosso a te delle sciagure dall’interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro. Chi ha seguito lo studio biblico sa che succederà esattamente questo. La figlia di Davide sarà vittima di violenza sessuale, i fratelli faranno la guerra l’uno all’altro, Davide sarà costretto a fuggire da Gerusalemme e il caos  piomberà sulla sua casa.
Davide non cerca delle scuse né di giustificarsi. Ammette Ho peccato contro il Signore. Anche se (come si vede dalla prima parte di questo brano) Davide avrebbe messo a morte chi avesse fatto una cosa analoga, il Signore non farà morire Davide. Anzi gli perdona. Il Signore ha perdonato il tuo peccato. Tu non morrai. Davide non morrà, si pente e viene perdonato.

Tuttavia il suo pentimento non cambia il corso della storia. Dio non disfa le conseguenze del suo peccato. Davide dovrà convivere come dice il salmo non solo con la consapevolezza del suo peccato ma anche con le sue imprevidibili conseguenze. Nell’ottica biblica sono proprie quelle conseguenze, messe in moto da Davide a costituire il suo castigo. Come dice il salmo. Non vi è che una unica speranza: che Dio crei in lui un cuore puro e rinnovi dentro di lui uno spirito ben saldo.

Quale è l’aspetto più straordinario di questa storia? Le parole pronunciate dal profeta Natan: il Signore ha perdonato il tuo peccato. Perché? Perché il Signore ha perdonato Davide che si è macchiato di un peccato così grande? Troviamo la risposta nel libro dell’Esodo, dove leggiamo che il Signore è il Dio misercordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la bontà fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente.
Dio perdona perché Dio è, per natura, perdono. Dio perdona perché la sua essenza è misericordia. Dio perdona perché senza il suo perdono la storia, la storia del mondo, la storia di Israele, la storia di ognuno e ognuna di noi, non andrebbe da nessuna parte. Dio perdona perché ha un progetto su Davide, Dio gli ha fatto una promessa di stabilire in eterno il suo trono, di fondargli una casa. E nemmeno il peccato commesso da Davide è in grado di scalfire la Parola del Signore che dura in eterno.

Ora forse possiamo comprendere perché le scritture collocano questo episodio al centro della trama che stanno tessendo. Gli danno rilievo perché rivela delle cose fondamentali su chi e come siamo noi e su chi e come è Dio.
Questa storia tiene insieme elementi della vita di fede che altrimenti sembrerebbero contraddittorie.
Questa storia ci aiuta a vedere la dinamica del peccato nel quale rimaniamo invischiati. Ci parla dell’importanza delle nostre azioni, delle scelte che facciamo, del modo in cui conduciamo la nostra vita. Ci parla delle conseguenze che le nostre azioni possono avere, conseguenze che rimangono anche se il nostro peccato viene perdonato. Ma soprattutto questa storia parla della grazia divina, di un Dio misercordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà, di un Dio che ci ha scelti e ha scommesso su
di noi che conserva la bontà fino alla millesima generazione, che perdona
l’iniquità, la trasgressione e il peccato .
Parla di un Dio che non gira le spalle quando andiamo per la nostra strada ma, proprio quando meriteremmo di perdere tutto, ci rimette in carreggiata e ci ridà un nuovo inizio. E’ vero, il peccato di Davide porterà al declino del suo regno, eppure alla fine della disastrosa storia della monarchia si dirà che solo Davide aveva seguito pienamente il Signore.
Ora possiamo vedere perché, a differenza di noi, le scritture non temono di mettere in evidenza i fallimenti e mancanze delle persone le cui storie raccontano. Non glissano sui continui errori del popolo di Israele. Il motivo è semplice, il loro scopo non è tanto raccontare la propria storia quanto la storia di Dio. Il loro scopo è di rendere testimonianza a un Dio il cui nome è perdono, grazia, misericordia, fedeltà e amore. Vogliono presentare un Dio che mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che mentre eravamo esattamente come Davide ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Questo è il Dio che fa andare avanti la storia e anche la storia di ognuno e ognuna di noi. Amen

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