La parola di Dio non è incatenata

 

1 Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, 2 per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. 3 Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, 4 il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. 5 Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, 6 che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, 7 e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo – dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità.

1 Tim 2, 1-7

8 Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, secondo il mio vangelo, 9 per il quale io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. 10 Ecco perché sopporto ogni cosa per amor degli eletti, affinché anch’essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.

2 Tim 2,8-10

 

Tra qualche giorno si celebra, sebbene in forma ridotta, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Ma, potremmo chiederci, se come cattolici, protestanti e ortodossi riusciamo a pregare insieme, se possiamo insieme recitare le antiche confessioni di fede riportate anche nel nostro innario, che cosa caratterizza il protestantesimo, o meglio, qual è la differenza tra protestanti e cattolici?  Se crediamo nello stesso Dio che si è rivelato in Gesù Cristo e ha donato il suo Spirito, come mai abbiamo due modalità di fare il culto? Due modi diversi di fare teologia e via dicendo?

 

Per aver una risposta a questa domanda torniamo a un episodio clou della vita di Lutero quando alla Dieta di Worms il papa dà a Lutero la possibilità di ritrarre le sue idee Lutero rispose “Sono tenuto saldo dalle Scritture da me addotte, la mia coscienza è prigioniera della parola di Dio ed io non posso né voglio revocare alcunché, vedendo che non è sicuro o giusto agire contro la coscienza. Qui io sto fermo, non posso fare altrimenti, Dio mi aiuti. Amen. Direi che questa frase esprime la forza motrice della Riforma protestante, ciò che caratterizza e deve caratterizzare il protestantesimo.

 

Lutero resiste al papa in nome di un’autorità che ritiene superiore. E l’autorità che egli giudica superiore, che vincola le sue scelte è la sua coscienza. Tuttavia, non si appella alla coscienza tout court bensì a una coscienza prigioniera della Parola di Dio.

 

Quindi Lutero   resiste all’autorità del papa in nome di un’autorità superiore, la Parola di Dio. Allora bisogna dire che questa mossa -resistere a un’autorità umana in nome di un’autorità che si ritiene superiore- è un luogo comune nelle scritture. E’ ciò che fa Daniele, per esempio, quando si rifiuta di inchinarsi davanti alla statua di Nabucodonosor, re di Babilonia: “Sappi o re, che noi non serviremo i tuoi dei e non adoreremo la statua d’oro che tu hai fatto erigere” (Dan 3,18) oppure all’inizio del libro degli Atti quando Pietro e gli apostoli si rifiutano di ubbidire il divieto imposto dal sommo sacerdote dicendo “Bisogna ubbidire Dio anziché agli uomini”.

 

“Il rifiuto di autorità gerarchiche umane e il riconoscimento dell’unica autorità in un testo scritto – scrive la storica Silvana Nitti. –  ha contribuito a spostare l’autocoscienza dell’uomo occidentale su un nuovo punto di osservazione della realtà” (p. 38).  E qui bisogna prestare attenzione perché a volte si dice che i protestanti semplicemente hanno sostituito al papa in carne e ossa un papa di carta, la Bibbia. Lutero, però, non ha detto che la sua coscienza era vincolata dalla Bibbia, bensì dalla Parola di Dio. “Lascia pure che la Scrittura sia inchiostro, carta e lettere! Accanto a essa c’è uno che ti dice che essa è sua, e questi è Dio”. (p. 38) A fare parlare le scritture è Dio attraverso il suo Spirito. E a chi le fa parlare? A noi!  Il significato del testo sacro emerge in un gioco complesso tra la parola scritta, la mia coscienza e la guida o meno dello Spirito. Quindi, quando Lutero dice che la sua coscienza è vincolata dalla Parola di Dio, non afferma che deve seguire la sua coscienza tout court né la Bibbia tout court ma ciò che emerge quando le scritture diventano Parola di Dio.

 

Ed è questo che caratterizza il protestantesimo come è stato espresso dall’inno che abbiamo cantato all’inizio, “Signore la tua parola, risplenda viva in me” perché alla fin fine ognuno e ognuna di noi – certamente in comunione con le sue sorelle e i suoi fratelli – si trova, come il salmista, solo davanti a Dio. “La coscienza è la consapevolezza che l’essere umano salvato ha della sua esistenza coram Deo, davanti a Dio” (p. 34).  Sa di vivere la propria vita davanti a Dio al quale risponde. Lutero, affermando che non può agire contro coscienza, si rimette unicamente a Dio e così facendo sgombra il campo di tutta una serie di mediazioni tra l’umano e il divino che parte dal basso la chiesa e passa per il papa, i santi, la Vergine Maria, il Figlio per poi arrivare a Dio oppure dall’alto, da Dio per scendere a noi via via attraverso il Figlio, la Vergine Maria, i santi, il papa, e la chiesa. In altre parole, nel protestantesimo si riapre quello spazio in cui ognuno e ognuna di noi si trova davanti a Dio nella sua miseria e nella sua grandezza. Simul iustus simul peccator, avrebbe detto Lutero.

 

Quello spazio – insegnano le scritture – è già stato aperto da Gesù perché “c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti”. E grazie allo spazio acquistato per noi che abbiamo, secondo la lettera agli Ebrei 10,19 la libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del suo sangue. In altre parole, l’apparato che voleva facilitare l’accesso a Dio di fatto lo ostacolava ed ora è stato di tolto di mezzo da Gesù. Perciò invece di tenerci alla larga, o invece di compiere una serie di atti come tramite, ora siamo semplicemente invitati ad avvicinarci con cuore sincero e piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che purifica da una cattiva coscienza (Ebr 10,22). Perciò grazie a alla mediazione di Cristo possiamo tutti stare davanti a Dio non impauriti o ansiosi ma con  una coscienza serena e un cuore sincero.

 

Qualcuno, però, vede un altro pericolo nella posizione protestante, ovvero quello di piegare le scritture al proprio uso e consumo. In altre parole, si pensa che siamo noi ad incatenare la Parola e non la Parola a vincolare noi. Non c’è dubbio che le chiese, sia evangeliche sia la cattolica che vincola l’interpretazione delle scritture al magistero, corrano questo pericolo. Tuttavia, nella seconda lettera a Timoteo leggiamo che “la parola di Dio non è incatenata”. Mentre Lutero era prigioniero di una coscienza che era incatenata alla Parola di Dio, la Parola di Dio non si lascia incatenare! Ovvero la Parola di Dio non è prigioniera dei nostri errori, delle nostre azioni sbagliate o delle nostre interpretazioni sbagliate.  C’è sempre un plus, un di più che esula da ogni limitazione che le possiamo imporre.

 

Ne troviamo un bell’esempio nella lettera che Paolo scrive ai Filippesi mentre lui è in prigione: Desidero che voi sappiate fratelli che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo (1,12-20). Paolo non ha perso tempo e pure in carcere ha annunciato il vangelo. È servito persino come esempio, cosicché alcuni hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la Parola di Dio. Altri, invece, ce l’hanno con Paolo e Annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene, Paolo però non si arrabbia ma dice Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato, di questo mi rallegro e mi rallegrerò ancora.  Si rallegra perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.

 

Pare che Lutero abbia tolto tutto ciò che era superfluo alla fede cristiana, lasciando l’essenziale. E questo penetrare al cuore delle cose gli ha permesso in nome di una coscienza vincolata alla Parola di Dio di resistere all’autorità umana creando un nuovo modo di intendere la relazione con Dio e di conseguenza la chiesa stessa.  Lutero, va detto, non sempre è riuscito -nei confronti degli anabattisti per esempio- ad essere all’altezza della sua dichiarazione alla Dieta di Worms. E dimentico della loro coscienza ha istigato la persecuzione nei loro confronti. Meno di un secolo più tardi uno dei primi battisti Thomas Helwys ricorrerà alla stessa argomentazione di Lutero “Il re non ha nessun potere sulle coscienze, scrive, ma ha autorità solo sulle questioni terrene. La religione è tra Dio e gli uomini e il Re non n’è responsabile e non può ergersi da giudice”.

 

Spiccano, in tutto ciò due parole che non si possono separare l’una dall’altra. La prima parola è libertà, libertà da ogni forma di governo sia religioso sia politico che pretende per sé un’autorità che appartiene unicamente a Dio. La libertà di una coscienza vincolata solo dalla Parola di Dio. La libertà “di entrare nel luogo santissimo” e vivere la propria vita alla presenza di Dio.

La seconda parola è responsabilità, responsabilità che assumiamo ogni volta che leggiamo le scritture, che cerchiamo di discernere la Parola di Dio, e agire di conseguenza. La coscienza liberata, scrive Nitti, diventa anche una coscienza critica, che deve assumersi la responsabilità di ciò che confessa. (p. 39) Eppure la libertà è difficile da gestire, la responsabilità difficile da assumersi e così rifuggiamo entrambi cercando conforto in mediazioni di ogni tipo.

 

Infine, il protestantesimo viene anche accusato, soprattutto dalle chiese ortodosse, di essere succube dello spirito di questo mondo, di inchinarsi davanti a una modernità che ha aiutato a forgiare. Gli esempi che ho citato, Paolo, Martin Lutero, Thomas Helwys, dimostrano, però, il contrario. L’apostolo Paolo è stato arrestato e imprigionato numerose volte prima di morire a Roma, Lutero è stato scomunicato dal papa, imprigionato e costretto alla in fuga, gli anabattisti sono stati annegati nei fiumi e laghi di mezza Europa mentre Thomas Helwys è morto in una prigione di sua maestà il re Giacomo I. Sono stati incatenati come lo è stato colui che li ha preceduti, il loro e il nostro maestro e guida, il Signore Gesù. Anche se sono stati incatenati dalla Parola di Dio e a causa della Parola di Dio, la Parola di Dio non è incatenata, ma   continua a liberare donne e uomini del nostro tempo. E la parola che siamo chiamati ad annunciare e che deve continuare a caratterizzarci.

 

Elizabeth Green

Le citazioni sono da Silvana Nitti, “Lutero, la pace dei cristiani è la gloria della coscienza” in Elena Bein Ricco e Debora Spini (a cura di), La coscienza protestante, Torino (2016).

 

 

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Un commento

  1. Grazie ad Elisabet per una riflessione cosi’ ben strutturata e priva di polemica con fratelli di altre confessioni.
    Io Pierino da ex cattolico ho provato un grande senso di libertà’. Grazie di cuore.

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