Cagliari e Sulcis Iglesiente
Le cose vecchie sono passate
12 giugno 2022
di ELIZABETH GREEN
Il passaggio è così radicale, definitivo, da essere paragonato a una creazione nuova. Sì, perché la parola creatura può anche essere tradotta creazione, ed è in questo senso che vogliamo considerarla oggi. Se uno o una è in Cristo è una nuova creazione
Per il battesimo di Melania Ruggeri
“Se dunque uno o una è in Cristo, ella è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco sono diventate nuove” 2Cor 5, 17. Oggi la sorella Melania dà testimonianza della verità espressa in queste parole. Accogliendo Cristo come luce e bussola della sua esistenza, fulcro della propria vita Melania non vive più per sé stessa, ma per colui che è morto e risorto per lei, e per noi tutti.
Noi non siamo meri osservatori di un evento ma veri e propri partecipanti in quanto attesteremo ciò che Melania, scendendo nelle acque battesimali, sta per fare. Stiamo parlando di un passaggio da uno stato a un altro, passaggio che indica il cambiamento avvenuto nella sua vita, nel suo modo di vedere il mondo e di stare in esso. È un passaggio che conduce dal vecchio al nuovo, dalle tenebre alla luce, oppure dalla vita alla morte “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato … è passato dalla morte alla vita” dice Gesù.
Il passaggio è così radicale, definitivo, da essere paragonato a una creazione nuova. Sì, perché la parola creatura può anche essere tradotta creazione, ed è in questo senso che vogliamo considerarla oggi. Se uno o una è in Cristo è una nuova creazione. Le vecchie cose sono passate e sono diventate nuove. “Non ricordate più le cose passate, non considerato più le cose antiche; Ecco io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare” dice il profeta.
A segnalare, rendere visibile, confermare e rafforzare questo passaggio, questa cosa nuova è il battesimo. Il battesimo non lo ha inventato la chiesa ma, come sappiamo dai vangeli, era un rito già in uso nel giudaismo tant’è che Gesù stesso fu battezzato da Giovanni Battista. Mentre Gesù usciva dal Giordano lo Spirito scese su di lui e una voce venne dai cieli “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”. Da allora Gesù diventò consapevole della sua chiamata a vivere non per sé stesso ma per gli altri.
Il battesimo è segno di una rottura, un dimenticare il vecchio per accogliere il nuovo. Altrove, l’apostolo Paolo afferma che nel battesimo ci si immerge nella stessa morte di Gesù per risuscitare poi a novità di vita, ovvero per entrare in una vita degli orizzonti aperti, resa possibile dalla resurrezione.
Le origini di questo simbolismo – l’entrare e l’uscire dalle acque – sono da cercare in un evento sul quale abbiamo riflettuto molto ultimamente: l’esodo. Per uscire dall’Egitto, terra di morte e di schiavitù – i discendenti di Abramo dovettero attraversare le acque del Mar Rosso. Insieme a loro entrarono anche altri determinati a fuggire dal regime oppressivo del Faraone. Da questo gruppo di persone eterogenee Dio intende creare un popolo. “Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il Signore”. Il passaggio del Mar Rosso, quindi, appare come una vera e propria nascita, un parto, tant’è che in seguito, Dio dirà “fuori d’Egitto chiamai mio figlio”.
Se guardiamo con attenzione questo episodio, scopriamo che il passaggio del Mar Rosso rispecchia l’inizio del libro della Genesi. La gente in fuga dall’Egitto arriva al mare. Ma come attraversarlo? Mosè stese il suo bastone e Dio fece separare le acque con un forte vento “ridusse il mare in terra asciutta” Camminando su quella terra asciutta Israele sarebbe passato attraverso il mare per arrivare sano e salvo dall’altra parte.
Anche nel primo capitolo della Genesi Dio fa qualcosa di simile. Dopo aver creato la luce e separato la luce dalle tenebre prosegue a separare le acque in modo da creare una distesa in mezzo a loro. In seguito, raccoglie le acque che sono sotto la distesa in un unico luogo in modo che appaia l’asciutto. “Dio chiamò l’asciutto terra e chiamò la raccolta delle acque mari.” Così fu creata la terra come la conosciamo oggi – la cui superficie è per 70 per cento acqua e 30 per cento asciutto.
La storia, però, non finisce lì perché Dio disse” che la terra produca della vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi, che secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra”. È la terra stessa a produrre i suoi frutti. Piante e alberi, arbusti ed erbe non sono creati direttamente da Dio ma nascono in modo spontaneo dalla terra. La terra asciutta è creata per essere fertile, fiorire e dare i suoi frutti.
In questo modo, il senso del battesimo si arricchisce. La novità di vita che abbiamo grazie alla vita, morte e resurrezione di Cristo, ci fa ricordare l’esodo dagli schiavi dall’Egitto. E l’esodo degli schiavi dall’Egitto attraverso le acque, ci ricorda come nel principio Dio separò le acque, le raccolse per creare l’asciutto, che chiamò terra, e la fece diventare straordinariamente feconda.
Il battesimo – che pratichiamo per immersione si innesta, quindi, tanto nell’evento di Cristo, quanto nell’evento dell’Esodo. È reso efficace dal Dio che crea mediante la parola e dallo Spirito che aleggiava sulla superficie delle acque il primo mattino: “Se dunque uno o una è in Cristo ella è una nuova creazione”!
E questo ha, per noi, per te Melania, due conseguenze. La prima è che, come la terra asciutta, produsse da sola i suoi frutti così chi è in Cristo è chiamato a diventare altrettanto fertile. Il deserto della sua vita fiorirà. “Farò del deserto uno stagno, pianterò nel deserto il cedro, l’acacia, e l’olivo selvatico; metterò nei luoghi sterili il cipresso, il platano e il larice tutt’ insieme”. Beata la donna il cui diletto è nella legge del Signore, dice il salmista, Ella sarà come un albero piantato vicino a ruscelli il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce, e tutto quello che fa prospererà” E se Gesù afferma, ”Non c’è albero buono che faccia frutto cattivo, né c’è albero cattivo che faccia frutto buono; perché ogni albero si riconosce dal proprio frutto” (Lc 6,45) l’apostolo Paolo specifica, “Il frutto dello Spirito, è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza. Bontà. Fedeltà, mansuetudine, autocontrollo”.
La seconda conseguenza è che la fede in Cristo viene collocata in un ambito che va oltre all’individuo, oltre alla chiesa e abbraccia tutta la comunità della creazione. Il rinnovamento delle nostre vite, “l’essere nuove creature” partecipa al rinnovamento del mondo che Dio stesso sta portando avanti. Le cose vecchie sono passate, e la nuova creazione che siamo noi si innesta nel rinnovamento di tutto il creato che Dio sta portando a compimento “Ecco, dice il Signore, io creo nuovi cieli e una nuova terra, non ci si ricorderà più delle cose di prima”. L’essere in Cristo, stato che tu Melania, oggi confessi e confermi, va oltre alla realtà personale o ecclesiale per impattare la società in cui viviamo e l’ambiente che ci nutre.
“Se dunque uno o una è in Cristo, ella è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco sono diventate nuove”. Chi è in Cristo è creatura di un nuovo mondo che Dio sta creando in mezzo al vecchio. Una creazione nuova che si fa strada sulla terra asciutta che emerge, come emergerai tu dalle acque squarciate dalla morte e dalla resurrezione di Cristo. Una creazione nuova che vivendo per Cristo, produrrà i suoi frutti. Amen.
Elizabeth Green