Cagliari e Sulcis Iglesiente
Pentecoste bis
5 giugno 2022
di ELIZABETH GREEN
Lo Spirito non è un’ aggiunta, un ripensamento, un post-scriptum. Non è tanto lo Spirito del dopo quanto del prima. Non è lo Spirito della fine bensì dell’inizio. Lo Spirito aleggia sulle acque del nostro mondo, della nostra vita, della nostra chiesa, preludio a un nuovo inizio
34 Allora Pietro, cominciando a parlare, disse: «In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; 35 ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito. 36 Questa è la parola che egli ha diretta ai figli d’Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti. 37 Voi sapete quello che è avvenuto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, 38 vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret: come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; essi lo uccisero, appendendolo a un legno. 40 Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che egli si manifestasse 41 non a tutto il popolo, ma ai testimoni prescelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha comandato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è colui che è stato da Dio costituito giudice dei vivi e dei morti. 43 Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome».
44 Mentre Pietro parlava così, lo Spirito Santo scese su tutti quelli che ascoltavano la Parola. 45 E tutti i credenti circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che il dono dello Spirito Santo fosse dato anche agli stranieri, 46 perché li udivano parlare in altre lingue e glorificare Dio.
47 Allora Pietro disse: «C’è forse qualcuno che possa negare l’acqua e impedire che siano battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi?» 48 E comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Allora essi lo pregarono di rimanere alcuni giorni con loro
Atti 10, 34-48
Oggi è domenica di Pentecoste, l’ultima delle festività che, dopo Natale e Pasqua maggiormente segnalano la vita delle chiese. Festa per ricordare che dopo la resurrezione, lo Spirito è stato sparso sopra ogni carne. Secondo Luca, i discepoli e le discepole non dovevano allontanarsi da Gerusalemme finché Gesù, ormai asceso in cielo, non avesse mandato loro la potenza dall’alto. Anche per il vangelo di Giovanni, lo Spirito serve perché Gesù non c’è più, un tipo di post-scriptum alla sua attività. Così, lo Spirito entra in scena alla fine del racconto evangelico e delle confessioni di fede, dopo Dio Padre onnipotente e Gesù Cristo, suo Figlio unigenito.
Eppure, se diamo un’occhiata al primo capitolo della Genesi, scopriamo che prima della creazione del mondo “Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”. In altre parole, lo Spirito compare non alla fine della storia bensì all’inizio. È la ruach, vento misterioso che soffia dove vuole. A guardare bene, anche la storia di Gesù inizia con lo spirito sia che scenda in forma di colomba al suo battesimo sia che venga su Maria al suo concepimento. Più che qualcosa aggiunto alla fine, un tipo di appendice, lo Spirito è un preludio, segna l’inizio di qualcosa nuovo. Anche la venuta dello Spirito a Pentecoste segna l’inizio di qualcosa, la diffusione del messaggio di Gesù in Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria fino all’estremità della terra.
Sappiamo cosa accade all’inizio del libro degli Atti, “Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.” A volte si parla di questo evento come la nascita della chiesa, come se quel giorno la chiesa nascesse a Gerusalemme per poi diffondersi fino all’estremità della terra. Il libro degli Atti, però, racconta, una storia diversa.
Innanzitutto, non racconta tanto la diffusione della chiesa quanto della Parola, “La Parola di Dio si diffondeva e il numero di discepoli dei discepoli di moltiplicava”, (6,7); “Intanto la Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più” (12,24) leggiamo… La chiesa non è una realtà monolitica che si estende in modo lineare e trionfale. La diffusione del vangelo procede piuttosto per salti e ad ogni salto nascono delle comunità diverse.
Il brano che abbiamo letto racconta di uno di questi salti che ha luogo a Cesarea, città marittima costruita da Erode. Riguarda Cornelio “centurione della coorte detta “Italica”. Cornelio era un simpatizzante del giudaismo “uomo pio e timorato di Dio e con tutta la sua famiglia, faceva molte elemosine e pregava Dio assiduamente” (10,1). Ma c’è un problema. Cornelio non era membro del popolo di Israele a cui Dio aveva fatto le antiche promesse. Era straniero. Eppure, nel corso di questo capitolo scopriamo che su di lui Dio ha un progetto che coinvolge anche Pietro, uno dei leader indiscussi degli apostoli a Gerusalemme.
Pietro, però, è più che reticente a recarsi da Cornelio perché – come egli ammette – “non è lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero e di entrare in casa sua”. Inoltre, questo straniero faceva addirittura parte delle forze romane che occupavano la Giudea e opprimevano Israele. Tuttavia, anche Pietro è consapevole di fare parte, in qualche modo, del piano che Dio ha per Cornelio, “Perciò – dice – essendo stato chiamato, sono venuto senza fare obiezioni. Ora vi chiedo qual è il motivo per cui mi avete fatto chiamare?”
Cornelio racconta la sua parte della storia terminando così “Or; dunque, siamo tutti presenti davanti a Dio, per ascoltare tutto ciò che ti è stato comandato dal Signore”. Sono parole che ogni persona che annuncia il vangelo vorrebbe sentire. Pietro si trova davanti a qualcuno che è convinto che sta per ascoltare qualcosa di dirompente, qualcosa che darà una svolta alla propria vita, qualcosa che proviene addirittura dal Signore. E ha anche invitato altri a partecipare a questa grande occasione. Così Pietro comincia il suo discorso esattamente come aveva fatto il giorno della Pentecoste e nei giorni successivi:
36 Questa è la parola che egli ha diretta ai figli d’Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti. 37 Voi sapete quello che è avvenuto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, 38 vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret: come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nel paese dei Giudei e in Gerusalemme; essi lo uccisero, appendendolo a un legno. 40 Ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle che egli si manifestasse 41 non a tutto il popolo, ma ai testimoni prescelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha comandato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è colui che è stato da Dio costituito giudice dei vivi e dei morti. 43 Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati mediante il suo nome.
Non c’è assolutamente niente di nuovo in questo messaggio. Anzi, potremmo dire che Pietro sta predicando esattamente lo stesso sermone che aveva predicato alla folla il giorno della Pentecoste – senza le citazioni bibliche che Cornelio e la sua famiglia non avrebbero compresi. D’altronde, è lo stesso messaggio che le chiese hanno annunciato per più di duemila anni. E a questo messaggio che pensiamo quando cantiamo “Narratemi la storia del redentor Gesù”. Che cosa ha di particolare questo discorso? Niente!
La cosa particolare è che Pietro non arriva a terminarlo. Non riesce a parlare della promessa dello Spirito né arriva a rivolgere un accorato appello a Cornelio. La conclusione del discorso diventa del tutto superflua perché Mentre Pietro parlava così, lo Spirito Santo scese su tutti quelli che ascoltavano la Parola. Come sapevano che lo Spirito Santo era scese su di loro? perché li udivano parlare in altre lingue e glorificare Dio. In altre parole, siamo davanti a una Pentecoste bis. La Pentecoste degli stranieri.
Non era necessario che Pietro dicesse a Cornelio e agli altri di ravvedersi, di credere, di battezzarsi e che poi avrebbero ricevuto lo Spirito, perché avevano già accolto il messaggio da lui annunciato. Si erano già ravvedute, avevano già creduto al messaggio che avrebbe dato la svolta alla loro vita. Perciò il dono dello Spirito, palese a tutti i presenti, segnala un inizio, una nascita già avvenuta. Pietro e i suoi compagni non possono che constatare tale nascita e tale constatazione avviene mediante il battesimo Allora Pietro disse: «C’è forse qualcuno che possa negare l’acqua e impedire che siano battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi?» Il dono dello Spirito segna l’inizio di qualcosa di nuovo. E cosa c’è di nuovo?
La novità di questo evento consiste nella fuoriuscita del vangelo dai confini di Israele. Che il vangelo abbia raggiunti i popoli non giudei, i cosiddetti pagani è opera dello Spirito che è sceso su Cornelio, la sua famiglia e coloro che aveva invitato. In altre parole, Lo Spirito presiede a questa nuova tappa nella diffusione del vangelo. E tutti i credenti circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che il dono dello Spirito Santo fosse dato anche agli stranieri… Allora Pietro disse: «C’è forse qualcuno che possa negare l’acqua e impedire che siano battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi?»
Inoltre, quando la comunità cristiana in Giudea viene a sapere che anche gli stranieri hanno ricevuto la Parola di Dio, Pietro si giustifica raccontando cos’è successo: Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, esattamente come su di noi al principio. 16 Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: “Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo”. 17 Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio? Infine, quando la relazione tra gli stranieri che avevano creduto in Cristo e i cristiani di origini giudaiche diventa difficile, controversa e oggetto di discussione, è di nuovo il dono dello Spirito a decidere la questione Pietro si alzò in piedi e disse: Fratelli, voi sapete che dall’inizio Dio scelse tra voi me, affinché dalla mia bocca gli stranieri udissero la Parola del vangelo e credessero. E Dio, che conosce i cuori, rese testimonianza in loro favore, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi, e non fece alcuna discriminazione fra noi e loro, purificando i loro cuori mediante la fede.
Se guardiamo attentamente questa storia, che cosa scopriamo? Che c’è, da un lato, continuità. Non è un caso che ad annunciare il vangelo agli stranieri è Pietro, discepolo storico di Gesù e figura chiave nella comunità di Gerusalemme. Non è un caso che le parole che rivolge a Cornelio sono simili in tutto e per tutto al discorso che rivolse alla folla a Gerusalemme il giorno della Pentecoste. Dall’altro lato, però, c’è rottura, novità, innovazione. E tale innovazione è creata dallo Spirito che scende sul gruppo di Cornelio come era scesa sul gruppo a Gerusalemme perché li udivano parlare in altre lingue e glorificare Dio. Si tratta di un nuovo inizio per la diffusione del vangelo presieduta dallo Spirito, tant’è che quella diffusione agli stranieri, l’effettiva apertura del messaggio evangelico al mondo intero, passerà poi da Pietro a Paolo e le sue compagne e compagni di missione.
Può darsi che delle grandi feste che segnalano l’anno liturgico, la Pentecoste è l’ultima. Lo Spirito, però, non è un’aggiunta, un ripensamento, un post-scriptum. Non è tanto lo Spirito del dopo quanto del prima. Non è lo Spirito della fine bensì dell’inizio. Lo Spirito aleggia sulle acque del nostro mondo, della nostra vita, della nostra chiesa, preludio a un nuovo inizio, preparandoci a fare un salto. Aprendoci un futuro diverso. Cornelio era del tutto pronto, pronto ad ascoltare la parola che Pietro gli avrebbe portato, situazione perfetta per chi predica. Ma questo episodio ci fornisce una lezione importante. Che lo Spirito sia sceso su Cornelio prima che Pietro finisse, anzi, quando aveva appena cominciato a parlare, mostra che la svolta che desideriamo, il nuovo inizio che cerchiamo nella nostra vita, nel nostro mondo, nella nostra chiesa non dipende dalla bravura di chi parla ma dall’azione sovrana, misericordioso e generoso dello Spirito divino che aleggia su di noi soffiando dove vuole.
Anche questa chiesa nata dall’annuncio della Parola quasi centocinquanta anni fa si trova all’inizio di una nuova tappa che può essere – se ci predisponiamo all’ascolto della Parola come fece Cornelio – l’inizio di qualcosa di nuovo e di inaudito. Che tale inizio sia non solo il cambio della conduzione pastorale ma una nuova e vera Pentecoste!
Elizabeth Green