domenica 6 febbraio 2022

La donna che unge i piedi a Gesù

di ELIZABETH GREEN

Costui, se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che lo tocca; perché è una peccatrice

Luca 9, 36-50

36 Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.
37 Il giorno seguente, quando essi scesero dal monte, una gran folla andò incontro a Gesù. 38 Un uomo dalla folla gridò: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio: è l’unico che io abbia. 39 Ecco, uno spirito si impadronisce di lui, e subito egli grida, e lo spirito lo contorce, facendolo schiumare, e a fatica si allontana da lui, dopo averlo straziato. 40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto». 41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Porta qui tuo figlio». 42 Mentre il ragazzo si avvicinava, il demonio lo gettò per terra e cominciò a contorcerlo con le convulsioni, ma Gesù sgridò lo spirito immondo, guarì il ragazzo e lo rese a suo padre. 43 E tutti rimasero sbalorditi della grandezza di Dio. Mentre tutti si meravigliavano di tutte le cose che Gesù faceva, egli disse ai suoi discepoli:44 «Voi, tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». 45 Ma essi non capivano queste parole che erano per loro velate, così da risultare incomprensibili, e temevano di interrogarlo su quanto aveva detto.
46 Poi cominciarono a discutere su chi di loro fosse il più grande. 47 Ma Gesù, conosciuto il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo pose accanto e disse loro: 48 «Chi riceve questo bambino nel nome mio, riceve me; e chi riceve me, riceve Colui che mi ha mandato. Perché chi è il più piccolo tra di voi, quello è grande».
49 Allora Giovanni disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che scacciava i demòni nel tuo nome, e glielo abbiamo vietato perché non ti segue con noi». 50 Ma Gesù gli disse: «Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi».

         La cena che oggi celebriamo porta alla memoria “la notte in cui Gesù fu tradito” quando Gesù celebrò la pasqua insieme ai discepoli. Non solo, ma ci ricorda anche le occasioni in cui Gesù spezzava il pane insieme a una cerchia più ampia di persone. Per Gesù, la comunione conviviale era un aspetto caratteristico del suo messaggio, tant’è che lo chiamavano un “mangione e un beone, un amico di pubblicani e peccatori”.

         Nell’ episodio che abbiamo letto, Gesù è stato invitato a mangiare da un fariseo. I farisei pensavano che più riuscissero a mantenersi puri, evitando certe cose e persone, più si sarebbero avvicinati a Dio. Possiamo immaginare l’orrore di Simone, quindi, quando appena si sono messi a tavola entra una donna, donna di strada – che “stando ai piedi di Gesù, piangendo, gli rigava di lacrime i piedi, li asciugava con i suoi capelli, gli baciava e ribaciava i piedi ungendoli in fine con l’olio profumato”. Questo episodio non solo colpì Simone ma anche i primi gruppi cristiani che lo hanno ricordato raccontandolo gli uni agli altri, così ne troviamo quattro versioni diverse.

         In quella di Luca, il fariseo usa il gesto della donna per liquidare Gesù “Il fariseo che lo aveva invitato, disse fra sé -Costui se fosse profeta, saprebbe che donna è questa che la tocca; perché è una peccatrice”. Lasciandosi toccare dalla donna – così ragionava Simone – Gesù dimostra di non avere il discernimento proprio del profeta. Ciò che Simone non sa è che la sua premessa è sbagliata. Per questo profeta, ovvero Gesù, il discernimento della presenza divina non ha niente a che fare col mantenersi puri. Avvicinarsi a Dio non significa allontanarsi da persone di dubbia reputazione come la donna, ma precisamente il contrario, accoglierle.

         Infatti, ciò che stupisce di questo episodio almeno quanto l’azione della donna è la reazione di Gesù. Se Simone usa il gesto della donna per criticare Gesù in silenzio, Gesù invece lo usa per criticare Simone direttamente, ad alta voce.  In altre parole, il gesto della donna diventa l’occasione per impartire una grande lezione sia a Simone sia a noi.

         Oggi vorrei invitarvi a considerare il gesto della donna come una parabola in azione. Una parabola che ha due facce. Per aiutarci a capire la posta in gioco, Gesù racconta una breve storia (vv 41-42). In questo modo porta Simone a riflettere e ad arrivare da solo alla risposta giusta. Infatti, Simone risponde bene alla domanda finale: amerà di più colui il cui debito era più alto.

         Gesù vuole che Simone capisca ciò che sta dietro l’azione della donna, perché la donna l’abbia compiuto, che cosa l’abbia motivato: Eccolo “I suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato.” La donna è più che consapevole del suo peccato e del suo bisogno di essere accolta e perdonata. Perciò, il gesto stravagante e insolito che lei compie nei confronti di Gesù corrisponde all’accoglienza, perdono e amore che in prima istanza lei stessa ha ricevuto da lui.

         Ed è da lì che Gesù parte per fare una critica in tre punti a Simone:

         Ecco il primo: “Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi ma lei ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli”. In altre parole, a differenza dalla donna, Simone non si era comportato nemmeno secondo le regole di ospitalità dell’epoca. Il suo riguardo nei confronti di Gesù era così poco che non aveva nemmeno chiamato un servo per lavargli i piedi come richiedevano le buone maniere.

         Secondo punto: “Tu non mi hai dato un bacio, ma lei da quando sono entrato, non ha smesso di baciarmi i piedi”. Qui Gesù porta la critica su un altro livello. Non più quello del rispetto accordato all’ospite ma dell’affetto e dell’amicizia. È degno di nota che nei vangeli troviamo la parola “bacio” solo due volte. La prima volta è in questo episodio della donna che bacia e ribacia i piedi di Gesù   e la seconda quando Giuda tradisce Gesù con un bacio. A differenza della donna, Simone semplicemente gli ha fatto mancare un segno di affetto. E noi, che viviamo a distanza da due anni sappiamo cosa significa non poter scambiare un bacio.

         Ed ecco il terzo punto: “Tu non mi hai versato olio sul capo; ma lei ha cosparso di profumo i piedi”. Sembra che ci sia un crescendo, da lacrime a baci fino all’ olio profumato nel vaso di alabastro. E qui l’importanza sta nella stravaganza del gesto: mentre Simone non aveva versato dell’olio sul capo di Gesù, la donna andando al di là di ogni protocollo – gli aveva cosparso i piedi con un olio profumato. La donna dà il massimo a Gesù mentre Simone guardingo si trattiene da ogni manifestazione di rispetto, di affetto, di amore.

         L’unzione dei piedi da parte di questa donna è una parabola vivente che ci fa vedere la risposta umana alla grazia divina. Risposta che nasce dice Gesù, dalla consapevolezza della propria inadeguatezza e peccato. Come dimostra la storia raccontata da Gesù, la misera accoglienza che Simone accorda a Gesù deriva dal fatto che egli si considerava un tipo a posto, senza nessun debito da condonare, “colui a cui poco è perdonato, poco ama”.

         Fin qui, dunque, l’azione della donna ci fa vedere la risposta d’amore che l’amore di Dio vuole suscitare in noi, “In questo è l’amore, si legge nella prima lettera di Giovanni (4,10), non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi e ha mandato suo Figlio… e se Dio ci ha amato così tanto da dare suo Figlio per noi, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”.

         Siamo in una dinamica circolare, Poiché Dio ci ama, rispondiamo al suo amore amando come Dio ci ha amati. E questo ci porta all’altra faccia della nostra parabola in azione. Non vi sarà sfuggito che la prima cosa che fa la donna è lavare i piedi a Gesù. In altre parole, per dimostrare il suo amore riconoscente verso Gesù, fa la stessa cosa che farà Gesù per dimostrare il suo amore ai discepoli. Vale la pena ricordarci che la lavanda dei piedi da parte di Gesù ha luogo proprio durante l’ultima cena. “Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene perché lo sono. Se dunque io che sono il Signore e Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri” (Gv13,12s.) Questa donna, dunque, in modo così spontaneo anticipa la lezione di amore che più tardi Gesù stesso impartirà ai discepoli.

         Non solo, ma quando la donna va oltre, baciando e ribaciandogli i piedi, cospargendoli di profumo, non ci viene forse in mente l’amore stravagante e la grazia abbondante di Dio?  E il gesto di svuotare il vaso di alabastro, versando l’olio sui piedi di Gesù non ci fa venire forse in mente – anche solo per associazione di parole, cosa disse Gesù all’ultima cena: “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue che è versato per voi”?

         Questa mattina celebriamo la Cena del Signore ricordando l’ultima cena di Gesù con i suoi. Spezzeremo insieme il pane e berremo (simbolicamente) dal calice. Ripeteremo i gesti che Gesù fece quella sera ma anche durante altri pasti durante la sua vita, con Maria e Marta, a casa di Zaccheo o a tavola con Simone.

         La Cena del Signore, che incorpora la comunione conviviale che praticava Gesù, ha due aspetti. Il primo lo conosciamo bene, si concentra – attraverso il pane – sul corpo di Gesù dato per noi e – mediante il calice – sul suo sangue versato per noi.  Il corpo dato e il sangue versato esprimono, proclamano, l’amore di Dio per noi.   “Dio – scrive l’apostolo Paolo – mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo; mentre eravamo peccatori Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Il primo scopo della cena, dunque, è annunciare l’immensa grazia di Dio nei confronti dell’umanità intera, dalla quale nessuno o nessuna è escluso.

         La donna che irrompe in casa di Simone mentre Gesù è a tavola ci aiuta a comprendere il secondo aspetto della cena. Abbiamo visto che col suo gesto, fa due cose, da un lato, anticipa l’amore di Gesù che lo porterà alla croce, dall’altro, dimostra la risposta giusta a quell’amore, una risposta stravagante come è stravagante l’amore di Dio nei nostri confronti.  L’unzione dei piedi di Gesù da parte di una donna di strada diventa una parabola vivente delle parole di Giovanni “In questo è l’amore, non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi…e se Dio ci ha amato così tanto da dare suo Figlio per noi, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”.

         E così diventa una parabola della giustificazione per grazia mediante la fede. Paul Tillich, uno dei più grandi teologi protestanti del secolo scorso, diceva che la giustificazione significa che Dio accetta colui o colei che non è accettabile.  “mentre eravamo peccatori Cristo è morto per noi”. Dio ci accetta quando – come la donna in questa occasione – non siamo affatto accettabili. “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia”.

         La grazia divina, l’essere accettati quando non siamo accettabili, a sua volta va accettata. E in questo consiste la fede: accettare che siamo accettati. Accettare che abbiamo bisogno di essere accettati, accolti, amati, perdonati. Accettare che Dio non ci respinge, non si allontana inorridito da noi ma si fa vicino, ci accetta, ci accoglie, ci ama, ci perdona. Il fariseo non era in grado di amare perché pensava di non avere bisogno di amore. La donna che unge i piedi di Gesù invece era consapevole del suo bisogno di essere – come ognuno e ognuna di noi – accettata e risponde con un gesto stravagante e liberante e allo stesso tempo.

         Bisogna solo aggiunger qualcosa. Finito con Simone, Gesù si rivolge alla donna. Per Gesù la donna non è una pedina in una diatriba tra maschi, ma una persona.  “I tuoi peccati sono perdonati, – le dice – La tua fede ti ha salvato, va in pace”. Oggi ricordiamo il gesto stupefacente di questa donna, parabola vivente della giustificazione per grazia mediante la fede. Esso ci aiuta a riconoscerci accettati da Dio anche non essendo accettabili, e a rispondere di conseguenza.

Elizabeth Green

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