Sermone del 29 maggio 2022

di FRANCESCA LITIGIO


Dio gli risponde “state saldi”, restate radicati, aggrappati saldamente perché questo sistema che vi opprime è una realtà fugace.

L’Eterno mostra come in realtà il faraone non abbia alcun potere reale, non ha il potere di salvare il suo popolo, non ha il potere di liberarlo e di trarlo fuori dalla morte a cui sta andando incontro in mare. Mentre il compito dell’Eterno è quello di liberare. L’Eterno libera il suo popolo


Esodo 14, 8-14.19-23.28-30a e 15, 20-21

8 Il SIGNORE indurì il cuore del faraone, re d’Egitto, ed egli inseguì i figli d’Israele che uscivano con le mani alzate. Gli Egiziani dunque li inseguirono. Tutti i cavalli, i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li raggiunsero mentre essi erano accampati presso il mare, vicino a Pi-Achirot, di fronte a Baal-Sefon. Quando il faraone si avvicinò, i figli d’Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle. Allora i figli d’Israele ebbero una gran paura, gridarono al SIGNORE, e dissero a Mosè: «Mancavano forse tombe in Egitto, per portarci a morire nel deserto? Che cosa hai fatto, facendoci uscire dall’Egitto? Era appunto questo che ti dicevamo in Egitto: “Lasciaci stare, ché serviamo gli Egiziani!” Poiché era meglio per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto». E Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state saldi e vedrete la salvezza che il SIGNORE compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest’oggi, non li rivedrete mai più. Il SIGNORE combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli».

19 Allora l’angelo di Dio, che precedeva il campo d’Israele, si spostò e andò a mettersi dietro a loro; anche la colonna di nuvola si spostò dalla loro avanguardia e si fermò dietro a loro, mettendosi fra il campo dell’Egitto e il campo d’Israele. La nuvola era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte. Il campo degli uni non si avvicinò a quello degli altri per tutta la notte.

Allora Mosè stese la sua mano sul mare e il SIGNORE fece ritirare il mare con un forte vento orientale, durato tutta la notte, e lo ridusse in terra asciutta. Le acque si divisero, e i figli d’Israele entrarono in mezzo al mare sulla terra asciutta, e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra. Gli Egiziani li inseguirono e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri, i suoi cavalieri, entrarono dietro a loro in mezzo al mare.

28 Le acque ritornarono e ricoprirono i carri, i cavalieri e tutto l’esercito del faraone che erano entrati nel mare dietro agli Israeliti. Non ne scampò neppure uno. I figli d’Israele invece camminarono sull’asciutto in mezzo al mare, e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra. Così, in quel giorno, il SIGNORE salvò Israele dalle mani degli Egiziani.

15, 20-21 Allora Maria, la profetessa, sorella d’Aaronne, prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei, con timpani e danze. E Maria rispondeva: «Cantate al SIGNORE, perché è sommamente glorioso: ha precipitato in mare cavallo e cavaliere».


Se vi cancellassero la memoria e vi domandassero “Chi siete?” non sapreste rispondere. (Moni Ovadia)

Quanto è importante il nostro passato e quanto è importante conservare memoria di quello che è stato. Anche le comunità cristiane se non ricordassero il proprio passato, chi sarebbero?

Cosa ne facciamo del nostro passato e anche importante.

I ricordi appaiono a raccontarci il nostro passato, ma il ricordare mette in collegamento il passato con il presente in cui i ricordi vengono alla luce e sono lì per il nostro futuro. Sono energia per ripartire o arrivano a ricordarci chi siamo e ci chiedono chi vogliamo essere.

Questo è uno dei testi fondanti di Pesach (Pasqua ebraica): le famiglie cenano insieme attorno a una tavola apparecchiata in ricordo della fuga dalla schiavitù in Egitto e recitano i racconti dell’Esodo.

Viene letto secondo una liturgia precisa che serve a ricordare di generazione in generazione la liberazione dalla schiavitù in Egitto, perché si faccia memoria della fede in Dio, che è passata di generazione in generazione.

Mentre Dio guida il popolo, il suo popolo dalla schiavitù alla libertà, Dio ricorda che il suo compito è di proteggerlo dal male e di essere al loro fianco.

In questo testo il male è rappresentato dagli egiziani, non come popolo, ma perché le loro azioni sono malvagie: il loro intento sono la distruzione e la morte. Hanno degli scopi che vanno contro la creazione, contro il disegno d’amore di Dio per la creazione, scopi anticreativi.

Loro sono gli antagonisti in questo testo, il protagonista è Israele, così come del libro dell’Esodo, che è appunto il libro della memoria.

E il libro dell’Esodo è percorso tutto, in tutti i suoi capitoli, da una domanda fondamentale: chi servirà Israele?

Il popolo, schiacciato tra il mare, una sconfinata distesa d’acqua non attraversabile e gli Egiziani inseguitori, si trova come in una morsa e risponde “perché non ci hai lasciati schiavi in Egitto?”.

Durante la fuga per altre due volte verrà ripetuto “perché non ci hai lasciati nel tempo della sicurezza?”.

Per quanto la schiavitù fosse un tempo duro, fatto di catene alle caviglie e di sopravvivenza, il popolo è scoraggiato dal fare questa vita e dall’essere preda dell’incertezza. L’incertezza sul futuro fa sentire abbandonati di fronte ad un muro d’acqua, fa sentire abbandonati da Dio.

Dio gli risponde “state saldi”, restate radicati, aggrappati saldamente perché questo sistema che vi opprime è una realtà fugace.

L’Eterno mostra come in realtà il faraone non abbia alcun potere reale, non ha il potere di salvare il suo popolo, non ha il potere di liberarlo e di trarlo fuori dalla morte a cui sta andando incontro in mare. Mentre il compito dell’Eterno è quello di liberare. L’Eterno libera il suo popolo.

Sono proprio gli Egiziani i primi a riconoscerlo: Dio è dalla parte della libertà, la libertà è la dimensione dell’eternità di Dio, Dio è dalla parte di chi si trova oppresso e fugge, di chi prova a spezzare le catene, di chi cerca di vivere nell’eternità di Dio.

Il faraone rappresenta il potere dell’Impero egiziano, il potere forte di molte guerre vinte, un sistema consolidato che può dare sicurezza di stabilità a chi ne fa parte, ma anche dominio e regole prestabilite a cui sottostare. Si tratta di luoghi di potere indiscusso, regni solidi, millenari, sistemi che trasmettono un senso di invincibilità e di sicurezza, affidabili perché incrollabili. Sono imperi radicati nella storia, perché la legge del più forte è un sistema che sopravvive anche alla caduta di questi imperi, sopravvive ai tempi che cambiano. Sembrano eterni.

Ma proprio quando sembra assodato che chi ha l’esercito più forte e ha armi migliori abbia una superiorità militare indiscussa; proprio quando la disparità sociale creata da gruppi organizzati per un proprio tornaconto, lobby di potere, egiziane e moderne, sembra collaudata e salda; proprio quando la paura non ci fa sentire bisognosi di protezione e tutele, lì giunge la memoria del libro dell’Esodo!

Oggi questo sistema si chiama capitalismo e si chiama patriarcato. Anche questi si basano sulla schiavitù fisica, e si evolvono incatenando le menti, le coscienze, gli individui. Quando anche mossi dalle migliori intenzioni non riusciamo a spiegare come sia possibile che questi sistemi si siano sviluppati incontrastati, ma soprattutto non possiamo spiegare come la maggioranza delle persone sia ancora disposta a seguirli.

La situazione è più grande di noi. Il mondo dell’infanzia non è ancora diviso in rosa e celeste, in fin dei conti? E chi denuncerebbe un uomo che fischia a una ragazza che sta passeggiando? E quanti uomini sono disponibili a riflettere sulla loro maschilità e ad accettare che nessuno è totalmente libero da pregiudizi e pensieri patriarcali? E quante donne possono dire di sentirsi libere in ogni sfera della propria vita? E quante chiese possono con orgoglio affermare di lavorare costantemente per decostruire sistemi oppressivi sulla base di categorizzazioni sulla base del genere, dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale?

Questi sistemi ci traggono in inganno perché ci isolano, ci fanno pensare come singoli, non come un popolo, e un singolo di fronte alla grandezza di questi imperi si sente infinitamente piccolo, piccola, si sente già sconfitto.

Ma non siamo singoli,

Dio di fronte al mare agisce, prende le parti del popolo e coinvolge tutta la creazione per combattere il male: così le acque si aprono ed emerge la terra ferma, emerge la terra, come nel libro della Genesi emerge la terra dalle acque,

Dio fa di nuovo luce nelle tenebre e, tramite un forte vento, lo Spirito riorganizza il mare, rivela la terra e divide le acque.

L’Esodo, la via dalla schiavitù alla libertà, è una nuova creazione. Sta avvenendo una nuova creazione. Oltre il mare si è dischiusa una nuova possibilità di vita e il popolo ci può arrivare senza pericoli, camminando sulla terraferma.

Così come la resurrezione è una nuova possibilità di vita che si dischiude davanti a noi. Dio apre per noi i mari e ci invita al viaggio della libertà. Dio è con chi crea, con chi fugge dalla schiavitù, con chi smette di costruire mattoni, con chi si batte e il popolo insieme ha un futuro.

Questo viaggio della libertà è la vita e questo testo ci dice che insieme non siamo già sconfitti.

È con la fede nella risurrezione che iniziano a prendere vita le comunità, le prime comunità cristiane. Questo testo è così, da una parte l’ultimo segno di riconoscimento, il riconoscimento definitivo, che chiude dietro di noi le porte di quanto c’era prima; d’altra parte, è un testo che inizia un tempo nuovo e dà inizia al viaggio d’Israele.

Il viaggio che li aspetta non sarà affatto facile, con questo testo iniziano i 40 anni nel deserto, ci saranno momenti di fame, di rassegnazione, ci saranno anche momenti di lode ma saranno alternati a momenti di forte dubbio e anche a momenti di infedeltà. Ma Dio ci sarà, ci sarà sempre per loro e faticherà anche per convincerli ogni volta che Lui è lì, che sta con loro, dalla loro parte.

Eppure nuova possibilità non significa partire da zero, portiamo con noi il nostro bagaglio, la nostra memoria in cui viaggia con noi chi ci ha preceduto e viaggia con noi il Dio d’Israele, quel Dio di cui ci ha parlato Gesù, quel Dio di liberazione dalle catene della morte e della distruzione, quel Dio che ci fa risorgere a nuova vita, che ci dà la possibilità di smettere di costruire mattoni e di tirare fuori il meglio di noi. L’inizio di questo viaggio è solo un inizio, il viaggio dura una vita, ma noi a questo punto del viaggio sappiamo che il popolo di Dio non è mai solo. Sapendo che We shall overcome, noi trionferemo,

ogni volta che aiutiamo una donna ad affrontare la spirale della violenza, noi trionferemo,

ogni volta che accogliamo un maltrattato, noi trionferemo,

ogni volta che restituiamo un sorriso a chi è stato vessato, noi trionferemo,

ogni volta che lasciamo liberi i nostri bambini di vivere senza imporgli le idee della società e le nostre idee, noi trionferemo,

ogni volta che riusciremo a liberare qualcuno dalle catene che lo opprimono e a fargli conoscere la libertà in Cristo, noi trionferemo perché saremo dalla parte di Dio.


Francesca Litigio

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